E’ il 3 Luglio 2020. C’è un nubifragio là fuori. Uno dei tanti.
Stanotte sono sola con Cecilia, non ci succede spesso. Angus ai piedi del letto terrorizzato dai tuoni. Questo succede ogni volta invece.
Negli ultimi tre mesi (e un pezzetto) la mia attenzione è stata così totale su di lei, che ho trovato poco tempo per fermarmi con la me stessa più profonda a chiederci come stiamo. Ho imparato a sentirmi, a dialogare con le diverse Elise che abitano in me, solo da qualche anno. C’è quella per gli estranei, cortese ma non confidenziale. C’è quella per gli amici, chiassosa e compagnona. C’è quella per il lavoro, osservatrice e pianificatrice.
Ora ce n’è una in più: c’è un Elisa mamma.
Ancora la devo inquadrare questa mamma che in me è entrata a gamba tesa il 23 Marzo. Filippo dice che io ero già mamma in gravidanza, io invece ancora non ho dato la forma a questa novità. Vedo lei, vedo una cicatrice rossastra sulla pancia, vedo calzini, body, montagne di pannolini. Vedo biberon nel lavandino a qualsiasi ora del giorno e della notte. Vedo la sua camera che prende forma.
E lei vede me. Mi sorride, mi cerca, mi stropiccia la faccia. Questo legame primordiale e misterioso e magico e viscerale e inspiegabile e indissolubile. Mamma. Figlia. E la testa gira, e il cuore sobbalza. E la amo non perchè l’ho tanto desiderata, la amo perchè non saprei più non farlo.
Chi è lei per me? Chi sono io per lei? Spero di non diventare una di quelle mamme che proiettano sui figli le aspirazioni proprie, che li spronano a fare ciò che loro non sono riuscite a fare. Spero di saper cogliere le sue inclinazioni, le sue passioni ed aiutarla a perseguire i suoi sogni, senza badare ai miei. Vorrei poterla crescere così forte e indipendente tanto che mi faccia sentire inutile ad un certo punto. Mi piacerebbe farle conoscere le mie passioni ma senza influenzarla. Vorrei che lei mi raccontasse le sue.
La guardo dormire, e il suo respiro lento e regolare dovrebbe cullare anche me in un sonno ristoratore, perchè non la ricordo l’ultima notte dormita per intero, dovrebbe essere stata intorno al 7° mese di gravidanza. Invece mi ipnotizza, un loop magnifico che a distoglier lo sguardo mi sembra di perder tempo prezioso. La pagherò questa cosa, intorno alle 8 del mattino quando io dormirei altre 20 ore filate, ma lei reclamerà cibo, attenzioni e un pannolino pulito. Nonostante il sonno arretrato, il male ovunque, lo scarso tempo per me stessa non posso nemmeno arrabbiarmi un pochino con lei, perchè si sveglia sorridendo, che sia nella Next2Me, che sia nel lettone si stiracchia e sorride. Ogni mattina. Ogni mattina.
E mi piace quando è nel lettone perchè le lenzuola, i cuscini e la stanza sanno di buono. Ma quel buono che non si può definire, un po’ tipo una mattina di Natale a 6/7 anni, quando ti svegli, il pavimento del salotto ha mille pacchetti e tu sai che in uno di quelli c’è la tua bici nuova e fuori nevica anche. Una di quelle combo pazzesche.
E così delle piccole cose che potrei fare mentre sonnecchia, finisco per fare ben poco. Spesso solo riposare la schiena. Questa sera invece ho messo mano al pc, per ritrovare una piccola buona abitudine, scrivere mi scarica e mi ricarica allo stesso tempo, è un po’ un ragionare a voce alta.
Per molti questo periodo di Lock Down è stato trovare il tempo per fare quelle cose che non si fanno mai, sbrinare il freezer, riordinare i libri, mettere a posto i documenti, oppure semplicemente oziare davanti a Netflix. Per me sono stati momenti in cui imparare a conoscere il suono della sua voce, il profumo della sua pelle, a gestire le coliche, i rigurgiti e i pasti ogni 2 ore. Me la sono goduta alla grande la mia nuova famiglia. Stancante senza dubbio, ma siamo stati talmente felici che per un po’ ciò che succedeva nel mondo la fuori non lo abbiamo quasi calcolato. Ci facevamo i conti quando dovevamo andare a fare la spesa o in farmacia, per il resto è stato un momento che ha consolidato e rafforzato, tra occhiaie e schiene a pezzi, un rapporto che già pensavo fosse meraviglioso. Forzati dal fatto che eravamo solo noi 2 e volenti o nolenti non avevamo aiuto alcuno, invece che litigare per le piccole cose, abbiamo fatto squadra ancora di più. Abbiamo fatto il possibile per tenerci in sicurezza, anche a discapito di amici e parenti, ma questi nuovi noi, questa piccola nuova vita che dormiva in mezzo a noi era la cosa più importante. Se avessi dovuto disegnare la mia famiglia dei sogni, non sarei stata in grado di sognare così in grande. Io un compagno di squadra così, non me lo sarei mai immaginato. Siamo in sintonia praticamente su tutto, ogni decisione, ogni pensiero che fa uno, lo potrebbe aver fatto l’altro. Come se fossimo interscambiabili sul tema famiglia.
Mi auguro che ci sentiremo sempre così in sintonia, che sapremo essere i migliori noi stessi come compagni e come genitori.
Vorrei che Cecilia potesse essere felice di averci come genitori.
Noi magari avremo altri figli, lei non avrà un’altra mamma e un altro papà.